Essere genitori di se stessi: la self-compassion per fronteggiare depressione e dolore
“La compassione ci dà la forza di attraversare le vicissitudini della vita – piacere e dolore, salute e malattia, fortune e perdite – finché non abbiamo la possibilità di cambiarle” Chris Germer
Ansia, depressione, preoccupazioni… Può capitare a tutti di vivere momenti di difficoltà emotiva profonda o non trovare una soluzione immediata ad un dubbio esistenziale. Proprio in queste situazioni è necessario prendersi cura di se stessi, come farebbe un “buon” genitore. Gli esseri umani a volte tendono a reprimere i propri bisogni e a lungo andare questo atteggiamento potrebbe favorire uno stato di frustrazione entrando in un loop di automatismi che non aiutano a risolvere il problema nel qui-e-ora.
La cura di sé inizia ascoltandosi, rivolgendo l’attenzione al proprio interno, sintonizzandoci con noi stessi, con i nostri pensieri, emozioni e sensazioni che provengono anche dal corpo. Ponendosi, poi, alcune domande come: di cosa ho bisogno in questo momento? Che cosa mi preoccupa? A chi posso chiedere aiuto? Come posso prendermi cura di me?
Prendersi cura di sé significa avere un atteggiamento compassionevole verso se stessi.
Che cos’è la Self-Compassion?
La self-compession è un modo di prendersi cura di sé ed è particolarmente importante nei momenti di stress, sofferenza, autocritica, auto-giudizio o fallimento. “Compassione” significa soffrire con qualcuno, è un atteggiamento mentale di condivisione del dolore. Dal Latino Com-patire che significa soffrire con l’altro.
La ricercatrice Kristin Neff la definisce così:
- La compassione presuppone di vedere e riconoscere chiaramente la sofferenza. Comporta sentimenti di gentilezza, cura e comprensione per le persone che soffrono, tali da far emergere il naturale desiderio di alleviarne la sofferenza.
- La compassione implica il riconoscimento della comune condizione umana, fragile e imperfetta.
- La self-compassion ha esattamente le stesse qualità, semplicemente si rivolge all’interno, verso sé stessi.
Diamo per scontato di essere capaci di avere compassione per il proprio dolore e le proprie difficoltà, invece, spesso, non è così. Forse per un fattore anche culturale, siamo esigenti e punitivi verso il nostro dolore e le nostre difficoltà, pensando di essere inadeguati: “se sto così male vuol dire che non vado bene, che sono io il problema”. Questo atteggiamento quanto ci aiuta a ritrovare equilibrio e benessere?
Un atteggiamento di self-compassion promuove la presa di consapevolezza e di cura rispetto a ciò che stiamo pensando e sentendo, al fine di affrontare le difficoltà, non tanto con un atteggiamento del tipo “non vado bene” ma “sto male, voglio prendermi cura di me, mi impegno per prendermi cura del mio dolore”. Ciò non significa non portare avanti attività quotidiane e responsabilità (spesso abbiamo questo pre-giudizio…), ma fare le stesse cose con un atteggiamento più compassionevole verso se stessi e poi, chissà, forse potremmo scoprire che il dolore che stiamo provando è dettato dal fatto che abbiamo bisogno di cambiare qualcosa nella nostra vita. Ma il senso del dovere o altre convinzioni, spesso non ci permettono di porre l’attenzione al nostro interno, ai nostri bisogni più autentici.
Proviamo per natura compassione per gli altri, per i nostri cari, per i nostri figli. Quanto riusciamo a farlo con noi stessi?
Le persone che soffrono di depressione, spesso, possono essere estremamente autocritiche, tendono a isolarsi dagli altri e a non avere compassione per sé stessi quando si trovano in difficoltà.
Nei momenti di difficoltà, potrebbe essere utile immaginare di vedere un bambino che piange e confortarlo… Che cosa direste a quel bambino?
Come confortiamo un bambino quando è triste, possiamo confortare noi stessi, soprattutto nei momenti di difficoltà. Che cosa potremmo dirci in un momento di sconforto?
“E’ un momento molto difficile e doloroso… la sofferenza fa parte della vita…sarò gentile con me stesso e mi darò la compassione che merito”
Sempre, secondo Kristin Neff, la self-compassion è composta da tre parti:
- Riconoscere e aprirsi con consapevolezza al dolore emotivo;
- Ricordare e noi stessi che la sofferenza è una realtà comune a tutti e che non dobbiamo vergognarci o isolarci quando qualcosa va storto;
- Rispondere con gentilezza amorevole e non autocritica, rendendoci conto che meritiamo e abbiamo bisogno di compassione.
Self-compassion significa imparare a essere genitori con noi stessi e a prenderci cura della parte più bisognosa di noi.