Quando il gioco non è più un gioco?
Il gioco ha sempre avuto un ruolo fondamentale per la crescita, lo sviluppo e la sopravvivenza dell’uomo e della civiltà. Il gioco infatti è una vera e propria forma di cultura. Esso, infatti favorisce la socializzazione, rappresenta un utile svago e una piacevole evasione temporanea dalla quotidianità per scaricare la tensione accumulata o per provare l’emozione, in alcuni casi, forte. Questo vale per tutte le età!
Il gioco d’azzardo rientra nello specifico nei giochi di alea. Per giochi alea si fa riferimento a quei giochi dove il fattore di vincita è il caso, la “fortuna”. Esso, dunque, non è altro che una scommessa su ogni tipo di evento o esito incerto in cui non è la persona a determinarne l’esito.
Ma in questi casi il gioco non ha più a che fare con il piacere e lo svago, in quanto diventa l’unico modo per cambiare la propria situazione attuale, riponendo in esso tutte le speranze. Ciò comporta dei grossi costi individuali, sociali ed economici.
Solitamente l’esordio è in adolescente o poco dopo e può essere associato ad altre dipendenze come alcol o uso di droga.
Che cosa ci dicono i manuali rispetto ai giocatori d’azzardo? Quale classificazione?
- Patologici, quando? Quando si perde il controllo sul gioco che non è più un piacere e, nonostante la persona mostri senso della realtà e una completa consapevolezza che il gioco è distruttivo, non riesce a smettere. Solitamente si osservano anche alterazioni del tono dell’umore
- Giocatori problematici sono invece coloro che non avendo un pieno controllo del gioco, cominciano a danneggiare l’ambito familiare ed economico
- Giocatori non problematici che usano il gioco nel suo aspetto più sociale e di svago.
Chi è più soggetto alla dipendenza da gioco d’azzardo?
Una caratteristica importante sembrerebbe essere la sensation seeking (ricerca di emozioni), cioè la tendenza a ricercare il rischio e le esperienze eccitanti. Se fosse un paracadutista, troverebbe questa emozione lanciandosi da un aereo, allo stesso modo un giocatore prova forti emozioni nel rischiare di perdere, nonostante il suo desiderio sia quello di vincere. Si tratta di persone che hanno la tendenza ad avere sbalzi d’umore o forme di tipo depressivo.
In altri casi, il gioco diviene una “distrazione”,un modo per allontanarsi dalla realtà esterna ed interna. Una strategia per evitare sofferenza ed angoscia, forse anche causate da un disturbo depressivo in atto.
Come uscirne?
Chiedendo aiuto! Se la dipendenza è diventata grave, rivolgersi a centri specializzati. In alternativa, o in aggiunta, può essere utile un percorso “ri-abilitativo”, di psico-educazione e di consapevolezza per ritrovare le proprie risorse e riprogettare la vita. Chiedi informazioni!