Le fasi di sviluppo del bambino e le sue sfide!
Secondo gli studi di Erikson lo sviluppo infantile avviene attraverso una serie di fasi o stadi. Il passaggio tra una fase e l’altra dipende dal superamento di determinati compiti evoluti. Le fasi identificate da Erikson sono otto, ciascuna delle quali prevede il superamento di un compito evolutivo di tipo personale e di tipo sociale-relazionale. Se ciò non accade, il bambino (futuro adolescente e poi adulto) continuerà a combattere le stesse “battaglie” anche in seguito.
Per poter superare i compiti di ogni fase evolutiva è necessario un costante supporto sociale, in altri termini, è importante che vi sia un sostegno adeguato da parte dei genitori e dell’ambiente di riferimento.
Quali sono i bisogni del bambino in ogni fase evolutiva? Come possono i genitori sostenerlo adeguatamente nella crescita?
Prima di rispondere a queste domande, andando ad esplorare il modello eriksoniano, non dobbiamo dimenticarci che in tutto il processo di crescita il bambino è attivo e “competente”. Quindi, la domanda che ci si può porre a questo punto è: quali sono le condizioni ottimali per far sì che il bambino possa crescere e sviluppare il proprio sé? Un’altra domanda possibile è: quali sono le condizioni che portano ad uno sviluppo e alla crescita costante dell’intero nucleo familiare, in una sorta di danza a due (se non a tre o a quattro…), considerato anche il contesto di appartenenza?
Gli stadi del ciclo di vita di Erikson
1° stadio: Fiducia VS. Sfiducia (0-1 anno)
La necessità del bambino (di essere accudito e nutrito) che ha una natura fondamentalmente fisiologica, diventa una premessa importante per la nascita della fiducia di base in esso; fiducia basata sull’esperienza e sulla prevedibilità del mondo, l’essere soddisfatto nei suoi bisogni primari, infatti, lo rassicura e quindi fa nascere in lui un sentimento di fiducia nei confronti del mondo e di fiducia di poter influenzare gli eventi.
2° stadio: Autonomia VS. Dubbio – Vergogna (2-3 anni)
Il bambino incomincia a distinguersi dalla madre, non vedendola più come una cosa unica legata a lui e dando inizio all’importante processo di differenziazione: il bambino inizia a differenziare il sé dal non sé. In questa fase il bambino sviluppa diverse capacità come la deambulazione, la verbalizzazione, il controllo degli sfinteri.
Nasce il senso di autonomia, il bambino acquisisce il coraggio di abbandonare la base sicura che è rappresentata dalla madre per iniziare a esplorare l’ambiente. Se, invece, il bambino si sente frustrato o deriso, cominciano ad insorgere dei sentimenti come la vergogna e il dubbio.
3° stadio: Iniziativa VS. Senso di colpa (4-5 anni)
Lo spirito di iniziativa è legato da una parte alla raggiunta autonomia, che deriva anche dalla fase precedente, dall’altra dalla capacità di pianificare e conquistare il mondo. Questo periodo è contraddistinto da azioni spesso vigorose o violente che possono essere vissute dai genitori come aggressive e lesive. Il pericolo maggiore, in questo stadio, è l’insorgere del senso di colpa. Erikson ritiene il terzo stadio di estrema importanza; in questo periodo comincia a formarsi anche il senso della moralità e del dovere, inoltre, se questa fase non viene risolta aumentando e indirizzando lo spirito d’iniziativa, i residui di tale conflitto possono esprimersi patologicamente nell’adulto come negazione isterica oppure sfociare sottoforma di malattia psicosomatica.
4° stadio: Industriosità VS Senso d’inferiorità (6-12 anni)
L’inizio della scolarità e la necessità di ottenere l’approvazione da parte di estranei… Il bambino inizia a leggere, a scrivere e a gestire la competitività; se queste iniziative vengono in qualche modo bloccate, possiamo notare l’insorgere nel bambino del senso di inferiorità.
5° stadio: Identità VS Confusione di ruoli (13-18 anni)
È il periodo della pubertà e dell’adolescenza. In questo stadio Erikson definisce la differenza tra infanzia e adolescenza: la formazione dell’identità è un processo adolescenziale ben diverso dai processi di introiezione e di identificazione che avvengono nell’età infantile. È soltanto quando il soggetto risulta in grado di selezionare alcune fra le sue identificazioni infantili scartandone altre, in accordo con i propri interessi, talenti e valori, che egli giunge a formare la propria identità. Ma se il bisogno di trovare una propria identità, diventa ricerca esasperata di molteplici modelli in cui identificarsi, spesso discordanti, l’adolescente rischia di cadere in una cosiddetta “confusione di ruoli” che consiste nel passare da un’identificazione ad un’altra, provando ruoli sociali diversi, in una sorta di “turismo psicologico dell’Io” pago di sé stesso o generatore di ansie profonde, senza mai riuscire a costruire una sintesi originale del materiale disponibile. In altre parole, la formazione dell’identità per l’adolescente non consiste soltanto nell’incorporare un “Io” sicuro, evoluto come individuo autonomo, capace di iniziare e completare compiti soddisfacenti modellati da altri significativi, ma richiede anche che il soggetto trascenda tali identificazioni per produrre un Io sensibile ai propri bisogni e talenti, che lo renda capace di occupare un proprio spazio nel contesto sociale circostante. Un errato sviluppo dell’identità, in questa fase, può degenerare nei casi più gravi in forme di psicosi o di gravi psicopatie.
6° stadio: Intimità VS Isolamento (19-25 anni)
Raggiunta l’identità il giovane desidera confrontarla con altre persone. Inizia il desiderio di intimità affettiva, di condivisione dell’esperienze. Se, invece, il processo di identità non è stato completato si sviluppa la tendenza all’isolamento.
7° stadio: Generatività – Stagnazione (26-40 anni)
È l’età matura, l’individuo ormai adulto sente la necessità di generare e creare, sia nel lavoro che nella famiglia. La generatività non riguarda solo il desiderio di mettere al mondo dei figli e di allevarli, ma di creare qualcosa di utile con il proprio lavoro, di insegnare agli altri la propria esperienza. Troviamo i concetti di produttività e di creatività, costituendo un momento fondamentale sia sul piano individuale che sociale. L’individuo che non riesce in questo intento si sente vuoto e svuotato, incomincia a porsi domande del tipo “cosa ho fatto della mia vita?“ e la sua esistenza diventa una lunga attesa della vecchiaia e della morte.
8° stadio: Integrità dell’Io VS Disperazione (da 41 anni in poi)
Questa fase corrisponde alla vecchiaia, comporta come dilemma fondamentale la conservazione del senso della propria completezza. Il ciclo della vita ormai compiuto. Se il sentimento di integrità e completezza è stato raggiunto dalla persona anziana, esso darà una soluzione soddisfacente alla paura della morte.
Dott.ssa Ester Varchetta
Leggi di più!
Servizi dedicati ai più piccoli!