Psicologia del benessere e dell’esercizio fisico
Per ogni individuo, lo sport è una possibile fonte di miglioramento interiore
Pierre de Coubertin
Quale psicologia dell’esercizio fisico?
La Strategia della Regione Europea OMS per l’attività fisica 2016-2025 (settembre 2015) considera l’attività fisica quale fattore trainante per il benessere e la salute delle popolazioni, con particolare attenzione all’incidenza di malattie croniche e ai comportamenti sedentari. Le strategie dell’Italia sono in linea con gli obiettivi dei Piani d’azione promossi dall’OMS e con le politiche dell’UE e tengono in considerazione tutti i determinanti che influenzano lo stile di vita.
Attività fisica, quali benefici per la salute del corpo?
- favorisce lo sviluppo osteo-muscolare;
- favorisce la coordinazione motoria;
- riduce il rischio di malattia cardiovascolari e ipertensione, tumori, diabete e obesità;
- migliora le funzioni digestive e intestinali;
- favorisce il controllo del peso corporeo.
Attività fisica, quali benefici psicosociali?
- promozione della salute e prevenzione;
- riduzione di problematiche sociocomportamentali;
- socializzazione e inclusione;
- responsabilizzazione;
- adesione alle norme sociali.
«La salute è uno stato dinamico di completo benessere fisico, mentale, sociale e spirituale,
non mera assenza di malattia» (OMS, 1998).
Quali benefici psicologici dell’attività fisica?
L’International Society of Sport Psychology (ISSP) ha stabilito che l’attività fisica comporta dei miglioramenti psicologici a breve e lungo termine.
I benefici personali sono stati individuati in: un cambiamento positivo nella percezione di Sé, un aumento della fiducia e della consapevolezza, un miglioramento del tono dell’umore con riduzione della depressione e dell’ansia, un maggior stato di prontezza e di chiarezza mentale, un aumento dell’energia e dell’abilità nel far fronte alle attività quotidiane, un incremento del piacere per l’attività in se stessa e per la possibilità di incrementare i contatti sociali (Singer, 1992; Lucidi, 2011)
A tutte le età, l’attività fisica può favorire:
- migliora l’equilibrio psico-fisico;
- riduce lo stress;
- aumenta livelli di autostima e autoefficacia;
- aumento del senso di sicurezza e di autocontrollo;
- migliora la qualità del sonno;
- migliora l’immagine del sé e del sé fisico;
- favorisce l’espressione corporea;
- aumenta le capacità di apprendimento;
- migliora il tono dell’umore;
- riduce i livelli di ansia;
- migliora le performance cognitive (attenzione, presa di decisione, memoria a breve termine);
- armonizza e rinforza la personalità.
Quali benefici dell’attività sportiva sullo stress?
Le situazioni quotidiane, i ritmi e le esigenze dell’attuale società possono portare a vivere sensazioni di tensione, che trovano espressione nella contrazione muscolare, nel nervosismo persistente, nei problemi di alimentazione, nell’insonnia, nelle modificazioni del comportamento («iperattività», evitamento…).
L’attività fisica svolge un ruolo importante nel ridurre tali manifestazioni. L’effetto immediato è la riduzione delle sensazioni di tensione e a lungo termine una migliore gestione degli eventi stressanti con minore sollecitazione dei meccanismi di risposta e allerta implicati.
In particolare, alcuni studi hanno rilevato che l’attività fisica è un’ottima strategia per rispondere allo stress quotidiano, in particolare il movimento favorisce:
- riduzione dell’alterazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (ad es. una condizione cronica di ipercortisolemia anche in assenza di fattori stressogeni);
- aumento della produzione di endorfine;
- riduzione gli effetti negativi dello stress. L’esercizio fisico ‘’imita’’ gli effetti dello stress e aiuta il corpo a ripristinare equilibrio nel sistema di risposta allo stress stesso;
- facilitazione nel focalizzare l’attenzione su un singolo compito nel qui e ora;
- riattivazione dell’energia del corpo.
Quali benefici dell’attività sportiva sull’umore?
Molteplici ricerche affermano che la pratica regolare di esercizio fisico contribuisca alla diminuzione del rischio di sviluppare un quadro depressivo o alla riduzione dell’intensità della sintomatologia, migliorando la qualità di vita e la salute fisica delle persone.
L’esercizio fisico può espletare i suoi effetti benefici sullo stato psicologico di persone con umore depresso in vari modi (Vicker Douglas, 2006):
• migliorando la sensazione di efficacia e di fiducia in se stessi. I soggetti depressi si sentono incapaci di avere cura di loro stessi e di assumere delle responsabilità;
• offrendo delle distrazioni positive. L’attività fisica diminuisce la ruminazione tipica della depressione e aiuta a focalizzarci su pensieri e progetti più piacevoli e positivi;
• aumentando la nostra autostima. L’esercizio fisico, anche moderato, può farci sentire più attraenti fisicamente e più “meritevoli”, qualunque sia la nostra età;
• fornendo rinforzi ambientali (la possibilità di stimolare il positivo contatto con la natura e l’esposizione a benefici legati a tale rapporto, cioè l’aria aperta, verde, luce, ecc…).
Sport e comportamenti disfunzionali
In alcuni casi lo Sport diventa terreno fertile per forme distorte di pratica sportiva, in cui l’attività fisica e il corpo diventano gli strumenti per l’espressione di un disagio psicologico più profondo.
Tale disagio si può manifestare con un iperinvestimento psicologico e/o fisico nell’attività sportiva e può declinarsi in diversi modi:
• può strutturarsi un’identità legata esclusivamente all’«essere atleta o sportivo o muscoloso o magro»;
• può rafforzarsi una vera e propria ossessione per l’attività fisica a discapito dei bisogni fisiologici (sonno, fame, tempi di riposo) ma anche psicologici, come la socializzazione o lo svago.
In entrambi i casi, è opportuno rimodulare il senso identitario e l’orientamento motivazionale dell’atleta o dello sportivo, così come esplorare il contesto relazionale e il significato più profondo di tali comportamenti.
Dismorfismo corporeo, Dismorfia muscolare (Vigoressia), eccessivo perfezionismo, disturbi del comportamento alimentare, costante preoccupazione per l’apparenza fisica o per l’aspetto performativo del corpo, abuso di sostanze (steroidi anabolizzanti, diuretici…) sono alcuni dei disturbi che richiedono un intervento prioritario di carattere clinico.
Di seguito un testimonianza importante di Phelps rispetto al fatto che anche gli atleti possono soffrire di disturbi dell’umore e di quanto è importante riuscire a vivere le sport in modo funzionale.
Sport e comportamento alimentare disfunzionale
Un’alimentazione corretta ed equilibrata rappresenta il sistema più adatto per soddisfare i particolari bisogni energetici e nutrizionali degli sportivi, amatoriali e professionisti, così come di tutta la popolazione. (Ministero della Salute. Alimentazione e Sport).
Dai diversi studi condotti emerge una maggiore vulnerabilità degli atleti, o degli sportivi anche amatoriali, ad incorrere in problematiche legate all’alimentazione. Pare emergere, infatti , non un’assoluta prevalenza di disturbi alimentari negli sportivi ma una maggiore esposizione ai fattori di rischio. Comportamenti considerati funzionali alla performance sportiva possono portare con più facilità all’inflessibilità e alla disfunzionalità degli atteggiamenti alimentari che possono configurarsi come vero e proprio disturbo alimentare (Calugi e Dalle Grave, 2013).
Fattori di rischio che possono concorrere allo sviluppo di una problematica alimentare:
• pressione socioculturale rispetto a un ideale di forma corporea ben precisa per ragioni di performance;
• pressione relativa alle esigenze performative;
• aspetti socio-culturali legati alla disciplina;
• aspetti personologici come: perfezionismo, orientamento all’obiettivo, competitività elevata;
• confronto con il comportamento alimentare dei compagni o con standard sociali.
È importante non confondere una sintomatologia clinica da una coerenza alimentare dell’atleta finalizzata al raggiungimento di una forma fisica che faciliti una prestazione ottimale nella propria disciplina sportiva (Bar, Cassin e Dionne, 2015
Attività sportiva e adolescenza
Nel mondo, più dell’80% degli adolescenti di età compresa tra gli 11 e i 17 anni non raggiunge i livelli di attività fisica raccomandati dall’OMS per uno stile di vita sano. L’Italia, insieme all’Australia, mostra un trend negativo con un incremento di oltre il 3% del numero di adolescenti inattivi (altri 6 Paesi, inclusi gli Stati Uniti mostrano un aumento maggiore al 5%). In Italia la prevalenza di adolescenti che non svolgono regolare attività fisica è dell’88,6%: nei ragazzi è passata dall’82,9% del 2001 all’85,9% del 2016; nelle ragazze dal 90,6% del 2001 al 91,5% del 2016.
(Fonte: https://www.epicentro.iss.it/attivita_fisica/sedentarieta-adolescenti-oms-2019)
La Psicologia dello Sport in età evolutiva ha il duplice obiettivo di favorire l’integrazione tra il sistema funzionale organico e quello psichico e rafforzare la personalità.
- Crescita psico-fisica e relazionale: attraverso lo sport si conoscono le proprie abilità cognitive, si conosce il proprio corpo in funzione dell’esecuzione di un compito, si sperimenta la fiducia in se stessi e si sperimentano i vissuti di socializzazione.
- Prevenzione e recupero dal disagio: lo sport aiuta a incanalare le energie e l’aggressività verso obiettivi funzionali e socialmente condivisibili accompagnando il giovane atleta in un percorso di crescita che avviene in un contesto di regole e fair play
Attività fisica e sedentarietà nell’adolescenza (iss.it)
L’attività sportiva è meditazione in movimento!
Dott.ssa Ester Varchetta, Psicologa Clinica, Formatrice e Psicologa dello Sport in formazione.