Il ruolo del padre
Nella famiglia affettiva (Leggi articolo “Quale relazione di coppia nella famiglia di oggi?“) sembra essere la madre la figura educativa centrale. Questo modello è quindi quello di una famiglia “madrifocale”, mentre il padre assume un ruolo periferico.
Di norma il padre viene percepito dai figli, in particolare nella fase adolescenziale, come una figura distante, meno sensibile ai loro bisogni e meno disposto ad andare incontro alle loro necessità.
Queste due affermazioni portano il padre ad un ruolo incerto all’interno della famiglia, avendo abbandonato la sua storica autorità, rinunciato al compito di giudicare, di punire e imporre le regole in modo inflessibile, risulta essere più “conciliante, ma anche più propenso ad aggirare i conflitti piuttosto che affrontarli. In questo modo, il più delle volte il padre rischia di divenire l’”amico” del figlio, non permettendogli più di potersi confrontare con un’autorità che sia in grado di limitarlo, contenerlo e guidarlo” (Gambini).
Di conseguenza anche l’obbedienza rientra nei compiti affettivi della madre, mischiandosi al contempo con una richiesta d’amore: “Se mi vuoi bene, obbediscimi”.
In questo contesto quale nuovo ruolo può assumere il padre? Sicuramente i padri di oggi, avendo sostanzialmente abbandonato lo stile autoritario, vanno verso una nuova autorevolezza, non ancora chiara e definita, ma probabilmente connotata da una maggiore affettività, creatività e attenzione alla comunicazione. Nonostante la figura del padre appaia periferica, ha un’importanza cruciale per favorire un buon funzionamento del sistema famiglia. In particolare quando i figli sono adolescenti, il padre può davvero fare la differenza. Come? Avendo un maggiore distacco dai figli, il padre ha la possibilità di essere più obiettivo della madre, mentre quest’ultima potrebbe assumere più facilmente degli atteggiamenti apprensivi. Il padre può agire più “liberamente” e ristabilire gli equilibri.
Come afferma Tiziano Loschi in “Sei un buon papà?”, fare i genitori è un’impresa a due: “si diventa padri e si diventa madri insieme”. Il compito principale della madre è instaurare una relazione positiva con il figlio soddisfacendo i suoi bisogni primari di nutrimento, placando le tensioni dolorose, rispettando i ritmi biologici, rispondendo adeguatamente alle esigenze affettive. Ciò permetterà al figlio di instaurare relazioni positive con il mondo esterno. E il padre? Il compito del padre è di partecipare attivamente alla vita e alla crescita del figlio, comprendendone i bisogni con lealtà e onestà. Oggi più che mai il padre deve farsi carico con sempre più autorevolezza del suo ruolo di “tutore di norme e regole sociali” nei confronti dei figli, ponendo limiti e regole con chiarezza e serenità, favorendo un distacco necessario tra il bambino e la madre, supportandoli così nella crescita emotiva e cognitiva. I figli hanno bisogno di affetto e tenerezza ma allo stesso tempo di una guida sicura e autorevole.
Dott.ssa Ester Varchetta
Doc in Psicologia Clinica e in Scienze dell’Educazione
Psicodiagnosta – Counselor-Mediatrice Familiare-Psicodrammatista
Riferimenti bibliografici:
- Gambini, Psicologia della famiglia. La prospettiva sistemico-relazionale, Franco Angeli
- Loschi, Sei un buon papà?, Erickson
- Varchetta, Maternità e paternità: quale impatto del fattore lavoro all’interno del sistema famiglia nel periodo pre-post partum, Tesi di Laurea, Anno Accademico 2017-2018, Università Telematica Internazionale Uninettuno.