“Alice: i giorni della droga” – Come prevenire le dipendenze?
Facendo delle ricerche sulle dipendenze dalla droghe, mi sono imbattuta nel libro “Alice: i giorni della droga” e appena il corriere me lo ha consegnato, l’ho letto tutto d’un fiato.
Alice è una quindicenne con dei sogni e dei desideri che durante una festa, quasi per caso, ha il primo contatto con le droghe e fa un “viaggio”. Da allora inizia a comportarsi in modo “strano” e i suoi genitori non sanno cosa fare perché non capiscono quale sia il problema. Alice è un’adolescente come tanti altri, prova emozioni forti ed è alla ricerca di sé.
Allora mi domando: che cosa sarebbe successo se lo avesse raccontato ai suoi genitori? E se gli avesse spiegato che il “viaggio” le era piaciuto come avrebbero reagito?
Alice, come accade spesso ai giovani d’oggi (come successe anche alla protagonista del libro autobiografico de “I ragazzi dello zoo di Berlino”), non ha chiesto aiuto ai genitori per paura di non essere capita o di essere giudicata. La droga è un argomento difficile, direi terrificante, di un’enorme complessità che coinvolge la società intera.
Come prevenire tale dipendenza? Uno dei fattori di rischio, a mio avviso, è la “solitudine”. Il tentativo di colmare il vuoto lasciato dalla solitudine unito alla necessità di trasgredire per conoscersi e capire dove si può arrivare, può avvicinare all’uso di sostanze stupefacenti.
Cosa fare quindi? Come contrastare le dipendenze? Un fattore di protezione è sicuramente una buona comunicazione tra genitori e figli così da favorire sin dall’infanzia un “attaccamento sicuro”. Ultimi studi affermano che l’attaccamento-sicuro promuove la capacità di attuare le strategie di autoregolazione affettiva come, ad esempio, condividere il proprio stato d’animo attraverso l’espressione delle emozioni quando si è più grandi. Così facendo è possibile un ripristino del senso di sicurezza. In caso di un attaccamento insicuro-evitante vi è una inibizione dell’espressione delle emozioni e nel caso di un attaccamento insicuro-ambivalente si riconosce, invece, un’iperattivazione dell’espressione delle emozioni. La possibilità di poter esprime le proprie emozioni all’interno del sistema famiglia è un dei fattori di protezione principale in quanto promuove nel bambino prima, nell’adolescente e adulto poi, la capacità di chiedere aiuto. Tale capacità si acquisisce sin da piccoli, nella possibilità del bambino di sperimentare quella danza affettiva di avvicinamento e separazione con la madre (o caregiver), favorendo l’autonomia e la costruzione di una propria identità, fattori che inibiscono l’insorgenza di dipendenze, anche quelle da droghe, oltre che di tipo relazionale. Dare la possibilità al bambino (e all’adolescente poi) di costruirsi una propria identità e personalità, promuoverà l’accrescimento di passioni e interessi personali, aumentando così il desiderio e la voglia di “costruire e costruirsi” e non distruggersi. Non c’è nulla di deterministico, come non è certo che se un ragazzo inizia a far uso di droghe poi non possa smettere, ma certamente è necessario offrire delle alternative sia in famiglia, sia a livello sociale (scuola, territorio…).
Come afferma Eric Berne, fondatore dell’Analisi Transazionale, le droghe si sostituiscono alle relazioni, pertanto per contrastarne l’utilizzo è necessario offrire la possibilità di vivere relazioni qualitativamente buone.
E da adulti? Come fare a contrastare le dipendenze da droga? Prendendo il coraggio di andare a capire l’origine delle dipendenza e prendere una nuova decisione, nel qui-e-ora, con l’aiuto di professionisti e di se stessi, tirandosi fuori, uscendo da un “viaggio” di cui non si ha controllo, scegliendo di “scegliere”: “Ognuno sceglie il proprio destino, le decisioni possono essere cambiate” (Eric Berne).