La creatività come motore della salute mentale
Mentre studiavo “Criteri di norma psichica”, mi sono imbattuta in una definizione di “salute mentale” che mi ha colpito e che a breve vi riporterò. Prima però vorrei fare un breve escursus sui filosofi che affermavano fosse proprio l’”adattamento” alle norme vigenti ad essere portatore di alienazione e, di conseguenza, di patologie e di malessere. Vediamone alcuni esempi:
- Hegel G.F. Aveva parlato di alienazione nel senso che “…ogni volta che io non mi pongo, come soggetto che genera, prova sentimenti, ma mi alieno nell’oggetto che produco”;
- Feuerbach L. aveva applicato il concetto di alienazione alla religione, constatando che l’uomo “diventa tanto più povero, quanto più si arricchisce di Dio”;
- Per Marx K. L’alienazione è insita nel meccanismo produttivo della società borghese;
- Reich W. Cercherà di riprendere questo tema, in una sintesi psicologico-sociale, affermando che l’individuo adattandosi completamente alle regole imposte della società, diventa alienato.
In epoca più moderna questo concetto sarà ripreso anche dalla psichiatria americana i cui esponenti sono stati K. Horney e E. Fromm. Si tratta di teorizzazioni estreme, nate come risposta ai regimi politici-ditattoriali del tempo.
Ritornando ai giorni d’oggi come potremmo definire il concetto di “salute mentale”?
Ecco la definizione di cui vi accennavo prima che mi ha fatto riflette: “[…] A questo punto, possiamo individuare la salute mentale nello sviluppo della creatività di ogni individuo che riesca ad inserirsi nell’ambito sociale, storico e culturale nel quale vive senza negarla o annullarla”. Segue: “In questa ottica l’originalità, la diversità e la tendenza a cambiare sono peculiarità della persona psichicamente sana in quanto espressione di un rapporto dinamico tra il sé e le regole dell’ambiente in cui vive, per adattarle alle sue reali capacità”.
Scrivendo tale definizione, iniziano ad attivarsi nella mia mente tanti collegamenti e libere associazioni, ne riporto due, a mio parere, le più significative.
La prima riflessione nasce da alcune domande. Quanto siamo consapevoli di quanto sia importante la creatività nell’educazione dei ragazzi? Quanto siamo pronti a promuoverla a scuola? A tal proposito, qualche tempo fa, su richiesta di genitori, è venuta da me una ragazza di 12 anni che mi raccontava di quanto le accadeva a scuola quando alzava la mano per intervenire. Non sempre il gesto veniva apprezzato dai professori, anzi, le veniva detto che alzava la mano troppo spesso. Solitamente il problema è contrario, ci lamentiamo che i ragazzi sono disattenti in classe e che non vogliono studiare. E, quindi, cosa facciamo noi adulti per promuovere la creatività e la capacità di essere critici nei giovani?
Un’altra riflessione, invece, mi riguarda personalmente. Ho iniziato la mia “carriera” professionale lavorando all’interno di Organizzazioni e Aziende (oltre che in Scuole ed Associazioni) e facevo fatica a “adattarmi” al contesto, non perché fossi una “ribelle” ma per il fatto che notavo la fatica che avevano la maggior parte delle società a cambiare, innovarsi e ascoltare le proposte di chi ci lavorava. Io ho sempre amato studiare e fare ricerca, poche volte ho trovato accoglimento rispetto il mio un approccio “costruttivista” e “creativo” al lavoro e alla professione, così ho scelto la libera professione.
Ma che cos’è la creatività? Perché è così importante per promuovere il benessere personale e sociale?
“La creatività costituisce la più alta forma d’intelligenza che l’uomo conosca; e rappresenta una forza che pervade tutto l’universo, per cui questo appare in continua evoluzione. La creatività è un quid non definito allo stato potenziale, ma che si definisce nell’atto concreto: ciò che esiste è soltanto quest’ultimo, la cui caratteristica è quella di fornire risposte adeguate a situazione nuove e risposte nuove a situazioni già affrontate” (G. Boria in “Lo psicodramma classico” dagli studi di J. Moreno). Pertanto la creatività è un atto concreto adeguato alla situazione presente che porta con sé apprendimenti passati integrati al nuovo che ha origine nel presente. Lo dice la stessa parola, creatività viene dal latino e significa “produrre, generare” qualcosa che prima non c’era che parte da ciò che c’è nel qui-e-ora.
Mi ritrovo pienamente anche nella definizione di Giovanni Rodari: “Creatività è sinonimo di “Pensiero divergente”, cioè capacità di rompere continuamente gli schemi dell’esperienza. È “creativa” una mente sempre al lavoro, sempre a far domande, a scoprire problemi dove gli altri trovano risposte soddisfacenti, a suo agio nelle situazioni fluide nelle quali gli altri fiutano solo pericoli, capace di giudizi autonomi e indipendenti (anche dal padre, dal professore e dalla società), che rifiuta il codificato, che rimanipola oggetti e concetti senza lasciarsi inibire dai conformismi. Tutte queste qualità si manifestano nel processo creativo. E questo processo – udite! Udite! – ha un carattere giocoso: sempre“.
La mente creativa è una mente libera, quindi una mente che sta bene, una mente sana. Per stare bene, abbiamo bisogno di sviluppare un approccio creativo, abbattendo schemi mentali rigidi e automatismi copionali.
Fino a pochi decenni fa l’Italia era famosa in tutto il mondo per la sua arte, la sua musica e la sua cucina, risultati legati alla creatività innata e all’estro che da sempre caratterizzano la nostra cultura… E adesso invece?
Dott.ssa Ester Varchetta
Formatrice, Analista Transazionale, Mediatrice Familiare, Psicodrammatista
TESTI e LINK DI RIFERIMETO:
“Lo Psicodramma Classico” di Giovanni Boria
“Lo Scarto del Cavallo” di Paola De Leonardis
“Manuela di Psicodramma. Teatro come terapia” Jacob L. Moreno
“Grammatica della fantasia” di Giovanni Rodari
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