Anche i bambini hanno l’ansia?
Ebbene sì, anche i bambini possono soffrire d’ansia che può manifestarsi in forma mascherata, con una prevalenza di:
- Irritabilità
- Aggressività
- Malessere fisico
L’ansia può produrre delle ricadute negative sull’apprendimento, sull’autostima e sul senso di autoefficacia.
In questi casi è necessario effettuare una diagnosi differenziale, distinguendo il disturbo primario da quello secondario. Ad esempio, un bambino che ha difficoltà a scuola, non si impegna e ha la testa da un’altra parte, ha un Disturbo d’ansia che è poi responsabile del Disturbo di apprendimento o viceversa? Rispondere a questa domanda è fondamentale anche per impostare un percorso psicologico ed educativo: un conto è aiutare il bambino ad affrontare l’ansia, un altro è insegnare al bambino a migliorare le sue prestazioni scolastiche.
Che cosa può portare un bambino a provare ansia?
Solitamente si identificano quattro fattori che possono concorrere a predisporre un bambino all’ansia.
- FATTORE GENETICO: vi può essere, in alcuni casi, la presenza di una predisposizione genetica all’ansia e alla capacità di far fronte a fattori stressogeni; anche se la maggior parte degli studi evidenziano una forte incidenza delle variabili ambientali e educative.
- FATTORI AMBIENTALI: qui possiamo far rientrare tutte quelle condizioni stressanti e ansiogene che rendono più probabile l’insorgenza di un Disturbo d’Ansia. In questo caso è possibile far riferimento ad eventi traumatici come i microeventi (vomito inaspettato, una caduta, un litigio…) o come eventi più gravi riconducibili allo svilupparti del Disturbo da stress post-traumatico.
- FATTORI EMOTIVI E DI PERSONALITA’: ci sono bambini che tendenzialmente sono più introversi, altri più estroversi. Ma anche altri fattori come l’eccessiva immaturità, dipendenza dalle figure di riferimento, conformismo, il desiderio di piacere; o ancora: pensieri ricorrenti rispetto a stili educativi troppo morbidi o eccessivamente intolleranti, possono favorire stati d’ansia.
- FATTORE FAMILIARE. Questo è quello più complesso di tutti, in quanto comprende un’infinità di situazioni differenti. Ad esempio, l’ansia può essere appresa da meccanismi di apprendimento vicario, quindi veicolati da genitori a loro volta ansiosi. Accanto a tali meccanismi, l’apprendimento dell’ansia può avvenire anche per modellamento: il bambino osserva il genitore che ha paura di alcune situazioni e le evita, così il bambino impara a fare lo stesso. Inoltre secondo la teoria dell’attaccamento , un bambino può avere un attaccamento più sicuro o no alla madre o alle figure di riferimento, favorendo, nel secondo caso stati ansiogeni.
Come intervenire?
Affrontare, con l’aiuto di uno psicologo, le situazioni ansiogene, o percepite come difficili, cercando delle possibili soluzioni. Si tratta di allenare la capacità di problem solving.
Solitamente il problem solving si svolge attraverso 5 fasi:
- RICONOSCERE IL PROBLEMA e capire che è possibile una o più soluzioni.
- DEFINIRE IL PROBLEMA, dare, quindi, un nome specifico a quella difficoltà, uscendo così dalla vaghezza che può favorire ancora più ansia.
- CERCARE SOLUZIONI, cercare, con calma, delle alternative possibili.
- SCEGLIERE UNA SOLUZIONE, la soluzione che riteniamo più adeguata alle circostanze.
- SPERIMENTARE LA SOLUZIONE, mettersi alla prova e valutare i risultati.
Se notate che vostro figlio potrebbe soffrire d’ansia, chiedete aiuto ad un professionista! Nel caso voleste maggiori informazioni scrivete o contattatemi al 3406558575 oppure info@spaziotartaruga.it
Dott.ssa Ester Varchetta