Conseguenze del trauma in età evolutiva e nella vita adulta
Se un organismo è bloccato su una modalità di sopravvivenza, le sue energie sono impiegate per combattere nemici invisibili, il che non lascia spazio per il nutrimento, la cura, l’amore. Per noi umani, ciò significa che, finché la mente si difende da assalti inesistenti, i nostri legami più intimi ne sono minacciati, insieme alla capacità di immaginare, pianificare, giocare, apprendere e prestare attenzione ai bisogni delle altre persone.
Bassel Van Der Kolk
TIPOLOGIE DI TRAUMI
In letteratura si distinguono tre macro categorie di eventi traumatici:
- Disastri naturali come terremoti, eruzioni vulcaniche, tsunami… che si caratterizzano per la loro imprevedibilità e grandiosità;
- Disastri causati dall’uomo e/o violenza = guerre oppure violenza agita a livello intra-familiare, come ad esempio abusi e maltrattamenti, o extra-familiari;
- Eventi stressanti del ciclo di vita = ad esempio delle malattie che sfidano il processo di adattamento del bambino.
Un’ulteriore categorizzazione, proposta da Freud, è distinguere i così detti traumi di tipo I e di tipo II. Vediamo di seguito di che cosa si tratta.
Traumi di tipo I = sono caratterizzati da imprevedibilità e dalla massività, accadono solo una volta, non vi è una continuità. Solitamente sono quegli eventi che causano nella persona che li vive uno shock.
Traumi di tipo II = sono dati da eventi che si ripetono nel corso del tempo (come maltrattamenti, abusi, guerra, negligenza e violenza) e sono causati dall’uomo. Infatti vengono anche chiamati traumi-relazionali. Sono quegli eventi che sollecitano la sensazione di helpelness o impotenza ovvero l’impossibilità di fronteggiare l’evento che ha una identità violenta e traumatica.
TRAUMA, PTSD E SENSO DI IMPOTENZA
Sia i traumi di tipo I che di tipo II possono sfociare in psicopatologie. In particolare i traumi di tipo I possono causare reazioni di tipo post-traumatico favorendo l’evoluzione di un vero e proprio disturbo post-traumatico (PTSD):
1- RISPERIMENTAZIONE: il soggetto risperimenta il trauma vissuto (sotto il suo controllo);
2- EVITAMENTO: il soggetto reagisce evitando o appiattendo l’affettività;
3- ANSIA: il soggetto raggiunge alti livelli di “iper-arousal” che sono condizione di ansia accentuata.
Il trauma di tipo II può portare al PTSD, a co-morbilità e modificazione della personalità. In particolare, solitamente si riscontra una profonda depressione e modificazione della personalità, facendo riferimento al concetto di helpleness (senso di impotenza) del soggetto che si sviluppa quando l’evento traumatico perdura nel tempo.
A questo proposito è stato coniato il costrutto dell’”impotenza appresa o acquisita” che descrive quelle condizioni traumatiche perduranti nel tempo (di solito si trovano nelle relazioni interpersonali precoci- abuso, maltrattamento all’infanzia) che modificano la personalità ed il suo sviluppo.
Se pensiamo al periodo dell’età evolutiva questo è un rischio importante perché nello sviluppo il percorso può essere deviato oppure interrotto dalle situazioni traumatiche.
Gli effetti più dirompenti del trauma si hanno quando, oltre alla manifestazione affettiva, si associano delle modificazioni a livello cognitivo, impattando sul funzionamento della personalità. In questo caso il soggetto tende precocemente a predisporsi rispetto al trauma e quindi tende ad ri-organizzare la sua personalità, più precisamente il suo funzionamento cognitivo. Tale processo viene denominato DISTORSIONE DELL’IO: disorganizzazione del pensiero della personalità, quindi impatto sul funzionamento cognitivo del soggetto per traumi di tipo prolungato.
Queste distorsioni servono a fronteggiare la HELPLESSNESS (impotenza). Quando vi sono relazioni danneggiate o danneggianti, i bambini non apprendono o apprendono in modo distorto una serie di competenze che si organizzano all’interno delle relazioni primarie e che servono al suo funzionamento psicologico, affettivo e cognitivo di base, distorcendo così lo sviluppo.
In età evolutiva si parla sempre più di trauma COMPLESSO quando i criteri diagnostici sono insoddisfacenti e spesso c’è una cronicità del trauma.
LE CONSEGUENZE DEL TRAUMA NEL TEMPO
Le conseguenze del trauma nel tempo si possono sintetizzare in:
- Modificazioni neurobiologiche
- Ritardi cognitivi
- Comportamenti disfunzionali
- Disturbi di personalità
- Persistenza dei sintomi nel corso del tempo
Il trauma in età evolutiva viene segnalato da modificazioni del comportamento che il bambino adotta e/o eventuali deviazioni di traiettorie evolutive rispetto allo stato precedente.
In un’ottica multifattoriale e probabilistica, il trauma e gli eventi stressanti vengono considerati come fattori di rischio che possono portare a sviluppare una psicopatologia. I disturbi mentali fortemente influenzati dalla storia del soggetto ed eventi traumatici sono:
- Disturbi d’ansia generalizzati e depressivi e/o attacchi di panico. I disturbi d’ansia derivano da una storia traumatica alle spalle. Ricordiamo che il PTSD è anche un disturbo d’ansia con modificazioni del tono dell’umore e stati depressivi. I disturbi bipolari possono presentare una storia di tipo traumatico.
- Difficoltà a gestire le emozioni, soprattutto nell’ambito delle relazioni significative, quindi difficoltà a gestire ed elaborare le emozioni tipiche della storia traumatica possono portare anche a dei comportamenti tipici ai disturbi alimentari.
- Abuso di sostanze, in particolare la cronicizzazione del PTSD può portare allo sviluppo di dipendenze di varia natura: alcol, sostanze, gioco patologico.
- Problematica del controllo degli impulsi: il disturbo di elaborazione delle emozioni, può portare ad una difficoltà legata alla regolazione affettiva. Possono riguardare vari aspetti, una caratteristica è, ad esempio, risperimentare la scena traumatica e alcune esperienze vissute nell’ambito della scena traumatica. Coazione a risperimentazione, ri-attuare dei comportamenti che il soggetto ha vissuto passivamente o agito attivamente nell’ambito della scena traumatica.
Altre caratteristiche tipiche possono essere anche i comportamenti auto-aggressivi nell’ambito di abusi sessuali; i soggetti provano un mix di vergogna e rabbia. Rabbia che non avendo potuto indirizzare verso gli interpretatori, soprattutto se familiari, riversano su di sé. Fenomeno come l’autoviolenza si possono perpetrare nella sintomatologia del PTSD.
TRATTAMENTO DELLE CONSEGUENZE DEL TRAUMA
E’ possibile intervenire sui disturbi legati a traumi e stress? Si, è possibile… Come? Intraprendendo un percorso psicologico o psicoterapeutico continuativo, al fine di favorire la consapevolezza, l’emersione delle risorse personali per fronteggiare le emozioni come vergogna, rabbia e stati depressivi e promuovere un adattamento funzionale. Due tecniche che favoriscono un ritrovamento dell’equilibrio psicofisico sono la Mindfulness e il Training Autogeno.
Dott.ssa Ester Varchetta
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